L’impatto del Covid-19 nel comparto farmaceutico

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L’impatto del Covid-19 nel comparto farmaceutico

26/07/21

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La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto incisivo nel mercato mondiale. Molti settori hanno subìto dei cali enormi sia di volumi che di fatturato, altri, invece, si sono adattati e hanno trovato nella situazione di emergenza delle alternative che gli hanno permesso di andare avanti e di innovarsi. Ma qual è l’impatto che la pandemia ha avuto nel settore farmaceutico in Italia?

Durante i primi due mesi dallo scoppio della pandemia, febbraio e marzo 2020, secondo dei dati elaborati da Assosalute, il settore farmaceutico ha avuto un’impennata nelle vendite (+11,5%) dovuto all’approvvigionamento dei farmaci da parte della gente per timore di un’eventuale carenza, un po’ come è avvenuto con l’assalto ai supermercati per la scorta dei viveri.

Per il resto dell’anno, poi, il settore ha subìto una flessione importante con un calo dei volumi di vendita dell’8,8%, da addebitare probabilmente al fatto che con il distanziamento sociale, l’utilizzo delle mascherine e l’igienizzazione costante delle mani, si è ridotta la circolazione dei virus influenzali e parainfluenzali e di conseguenza la vendita dei medicinali destinati alla cura delle affezioni dell’apparato respiratorio le cui vendite sono crollate di quasi il 50%.

Anche l’indagine svolta a giugno 2020 da IQVIA, famosa azienda di elaborazione e analisi dei dati in ambito healthcare, conferma che il comparto farmaceutico ha registrato una contrazione impattante rispetto al 2019, e secondo quest’indagine ad aver subìto un calo maggiore sono stati i farmaci da prescrizione che hanno registrato un -5,7% in Italia. Ad avere un risultato positivo è, invece, stato il mercato del Consumer Health con un aumento del 2,5%.

L’affluenza media dei consumatori in farmacia (calcolata sul numero di scontrini emessi) per tutto il 2020 è stata inferiore all’anno precedente, trend che sembra confermarsi anche per il 2021.

Durante la pandemia ha avuto una crescita rilevante il settore della nutraceutica con un aumento delle vendite degli integratori alimentari, +0,8%, di vitamine e minerali per il potenziamento delle difese immunitarie, + 4%, e dei calmanti e sonniferi per gestire l’ansia e altri disturbi emersi durante il lockdown, +22,7%.

Quest’ultimi dati fanno riferimento alle conseguenze che la pandemia ha portato nel breve termine, non bisogna, però, dimenticare le conseguenze che la pandemia rilascerà nel lungo periodo. Nei prossimi anni, molto probabilmente, si assisterà, infatti, ad un aumento delle patologie croniche che manifesteranno soprattutto coloro che hanno contratto il Covid-19. A sostegno di ciò sono i dati pubblicati dalla Società Italiana di Pneumologia sui danni polmonari subìti dai pazienti guariti dal coronavirus dai quali emerge che circa il 30% di essi potrebbe ritrovarsi ad avere problematiche respiratorie croniche, mentre per tutti quelli che più in generale sono stati colpiti dalla malattia potrebbero volerci dai 6 ai 12 mesi per un recupero definitivo delle capacità polmonari.

Alla luce di questa cronicizzazione delle patologie respiratorie e polmonari il settore farmaceutico dovrà, quindi, farsi trovare preparato.