Ictus, l’intelligenza artificiale potrà aiutare il neurologo a gestirlo

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Ictus, l’intelligenza artificiale potrà aiutare il neurologo a gestirlo

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L’ictus è una grave condizione neurologica che richiede interventi tempestivi, per questo negli anni sono nati diversi progetti al fine di contribuire alla ricerca e all’innovazione.
Tra questi è presente TrustrStroke, un’innovativa tecnologia basata sull’intelligenza artificiale (IA) che offrirà ai neurologi un potente strumento per gestire l’ictus in modo più efficace e tempestivo.

L’ictus in Europa

In Europa, l’ictus colpisce oltre un milione di persone ogni anno, rappresenta la seconda causa di morte e una delle principali fonti di disabilità per gli adulti. Con la crescita e l’invecchiamento della popolazione, si prevede un aumento del 27% dei casi di ictus nell’UE tra il 2017 e il 2047. In Italia, colpisce circa 150 mila persone ogni anno ed è la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Tuttavia, molti casi di ictus possono essere evitati e, se trattati tempestivamente, la probabilità di un esito positivo può essere notevolmente migliorata.

Un nuovo alleato per i neurologi

TrustrStroke rappresenta dunque un progresso importante nel campo della neurologia. Per giungere all’effettivo sviluppo di questa piattaforma però sarà necessario istruire gli algoritmi di AI per insegnare loro come evolve l’ictus in un vasto gruppo di pazienti. Una volta svolta questa fase preparatoria, questi strumenti verranno validati su diversi pazienti al fine di verificare la corretta ricezione delle indicazioni. Verrà quindi valutata se la previsione che l’algoritmo fa in termini di miglioramento o peggioramento clinico, di recidiva di ictus, di re-ospedalizzazione, di aderenza alla terapia di prevenzione secondaria, risulti affidabile o meno.

Le potenzialità di questo strumento

L’intelligenza artificiale – spiega il dottor Pietro Caliandro, Dirigente Medico presso la Stroke Unit del Policlinico Gemelli, Docente di Neurologia presso l’Università Cattolica, campus di Roma e Coordinatore del Work Package clinico del progetto – ha un’enorme potenza di calcolo e potrebbe rivelarci, in fase molto precoce, una serie di informazioni che attualmente non sono facilmente reperibili. Questi algoritmi potrebbero quindi permetterci di prevedere con precisione, già nei primi 2-3 giorni dall’ictus, quale sarà l’evoluzione clinica di quel paziente a distanza di 10 giorni o a 3, 6, 12 mesi, in termini di sopravvivenza e di sviluppo di disabilità“.

Se gli algoritmi che stiamo costruendo si dimostreranno validi” – prosegue il dottor Caliandro – “questo ci consentirà di ottimizzare il percorso di cura del paziente, non solo in ospedale, migliorando la sua assistenza e i tempi di degenza, ma anche a domicilio, dove continuerà a essere seguito attraverso strumenti e applicazioni che faranno da interfaccia tra il paziente a casa e noi in ospedale